sabato 4 luglio 2009

L'edificio che segna l'apoteosi del paganesimo durante il Rinascimento



All'esterno del Tempio sono presenti più sarcofagi predisposti da Sigismondo Malatesta, in uno di questi riposano i resti del grande filosofo: Gemisto Pletone
di Mistra (in Morea, Grecia).
Il sapiente era il continuatore della grandiosa scuola neoPlatonica alessandrina. Venuto in Italia invitato da Cosimo de Medici nel 1438 partì insieme all'imperatore Giovanni VIII Paleologo, in occasione del concilio di Ferrara e Firenze, durante il quale Pletone tenne delle lezioni nelle quali diffondeva gli insegnamenti platonici e neoplatonici, criticando aspramente i monoteismi cristiano e musulmano e auspicando la ripresa dell'antica religione ellenica. Le sue ossa furono raccolte e portate a Rimini da Sigismondo Pandolfo Malatesta e inumate in un'arca all'esterno del Tempio Malatestiano.

Il Tempio Malatestiano di Rimini, chiamato erroneamente chiesa è senza ombra di dubbio il Tempio pagano per eccellenza, uno dei più bei edifici sacri pagani giunti pressoché intatti fino ad oggi.
Riporto poche righe per sottolineare la superficialità con cui i cristiani si ostinano a chiamare chiesa un tempio dedicato agli dei, nella più totale confusione- sanno o non sanno quello che fanno?

Il mistero più grosso e più fitto lo riserva il più celebre monumento riminese: proprio quel Tempio Malatestiano che Cesare Brandi ha definito l'"emblema stesso" del laico e luminoso Rinascimento. La sera del 27 aprile 1462, nel solenne concistoro convocato da Pio II, l'avvocato fiscale Andrea Benzi rovesciava addosso a Sigismondo Pandolfo Malatesta, contumace, una valanga di accuse una più infamante dell'altra. Oltre a vari omicidi (inclusi un fratricidio e due uxoricidi), stragi, fabbricazione e spaccio di moneta falsa, stupro di un'ebrea di Pesaro, di una monaca di Volterra e di una pellegrina tedesca, incesto e sodomia ai danni del figlioletto e infrazione del digiuno quaresimale, al signore di Rimini era imputata la costruzione di un "tempio pagano" per officiarvi riti sacrilegi.

Beninteso la requisitoria commissionata da papa Piccolomini (autore, quand'era cardinale, di una delle più scollacciate commedie del Quattrocento) va presa con le pinze. Ma che nella decorazione del Tempio Malatestiano - fra insegne araldiche, maliziosi amorini, sibille, arti liberali e segni dello Zodiaco - ci sia poco o niente di sacro e molto, moltissimo di profano, salta agli occhi anche al turista in zoccoli, calzoncini e canottiera. A rafforzare i dubbi c'è poi un passo di un testimone al di sopra di ogni sospetto, l'intellettuale di corte Roberto Valturio, che accenna ai "simboli" sparsi nel Tempio, "tratti dai più occulti recessi della filosofia e altrettanto atti a dilettare i dotti quanto a permanere nascosti al volgo illetterato".
Quali "simboli"? Un severo studioso dell'Istituto Warburg, Charles Mitchell, ha sostenuto che il Tempio Malatestiano è un compendio marmoreo delle dottrine neoplatoniche ed ermetiche, una traduzione in pietra dei testi di Ermete Trismegisto, Giamblico e Macrobio, un trattato criptico di teologia solare. Ogni statua, bassorilievo, motivo decorativo nasconderebbe un significato segreto, noto solo agli "iniziati" della corte malatestiana. C'è chi si è spinto anche più in là e ha ipotizzato che nel Tempio si celebrassero misteriosi riti solari, sul tipo di quelli riesumati, in Grecia, da Giorgio Gemisto Pletone. Come che sia, è un fatto che nel 1464, a Mistra, Sigismondo violò proprio la tomba del Pletone e ne rapì le ossa, che fece poi tumulare nella terza arca del Tempio. Sembra che Fellini frequentasse questo luogo, gli era particolarmente caro Ermes, e che in sordina pregasse gli antichi Dei........

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